Il progetto di Pietro Ruffo (Roma, 1978) vuole essere un omaggio all’opera rossiniana “Il Viaggio a Reims”, che quest’anno celebra il trentennale dalla sua prima assoluta nella versione ricostruita al festival pesarese del 1984 e che, sotto la regia di Luca Ronconi, vide l’impiego di una straordinaria compagine di canto, interamente composta dalle stelle della lirica di allora. Il celebre spettacolo – considerato unanimemente uno dei più importanti del XX secolo – fu inoltre firmato dal direttore Claudio Abbado e dall’architetto scenografo Gae Aulenti, entrambi scomparsi quest’anno.
Lo spazio a disposizione viene quindi invaso e trasformato dalla presenza di una scenografia che rievoca - per disegno, materiale e colore - quella originaria dell’Aulenti concepita per il Teatro Pedrotti di Pesaro. L’intervento di Ruffo - la cui formazione originaria è quella di Architetto - genera un’alterazione nella fruizione ordinaria della galleria, costringendo il pubblico a salire e attraversare la struttura per potersi accostare a tutti i lavori in mostra, partecipando attivamente a vivificare il punto di intersezione tra spazio espositivo e luogo dello spettacolo.
La predilezione di Ruffo per questa particolare opera, risiede anche nell’aver colto le ambigue caratteristiche storiche che fanno da sfondo alla sua stessa stesura: a Gioachino Rossini venne commissionata una composizione magnificente in occasione dell’incoronazione del Re Carlo X nel 1825, esattamente nel momento in cui la monarchia francese si trovava ad un passo dal baratro. I moti insurrezionali, di poco successivi, pare siano poi diventati il nuovo soggetto di una rivisitazione della stessa struttura compositiva del Viaggio: alcune fonti alludano alla presenza di un’opera dal titolo Andremo a Parigi, firmata dallo stesso Rossini, che celebra questa volta la vittoria della rivoluzione del 1848.
La pratica artistica di Pietro Ruffo - che costantemente rimette il suo interesse e la sua posizione circa specifiche questioni etiche, politiche e sociali – lo porta a voler identificare nel Maggio Francese un simbolo-contenitore di tutte le rivoluzioni di questa nazione. Attraverso questo sfasamento temporale, emerge il sentimento di contestazione e rivolta politica contemporanea al regno di Carlo X, la cui l’irruenza neanche Rossini riuscì a contenere e a non celare tra le righe del suo lavoro.
I principali protagonisti del Viaggio – i giovani cantanti destinati a diventare icone dell’opera lirica - sono presentati attraverso una serie di ritratti a grafite di grandi dimensioni, tra cui Samuel Ramey/Lord Sydney, Cecilia Gasdia/Corinna, Lella Cuberli/ Contessa di Folleville. Tramite un meticoloso lavoro di ritaglio su carta, ogni ritratto è sovrapposto e lievemente distanziato a un manifesto di propaganda del Maggio Francese - anche questi ridisegnati a mano - fondendo in un’unica immagine due livelli distinti. Un grande rosone bianco, il cui motivo radiale riprende quello della celebre cattedrale di Reims, è collocato in alto, come fulcro al termine delle scale della scenografia: a un’attenta osservazione si nota come la partitura decorativa sia frutto di una composizione di figure e slogan dei manifesti del ’68 intagliati su carta.
L’ultimo elemento di questo gruppo di nuovi lavori è posizionato in alto in una delle nuove pareti dello spazio centrale: il grande neon blu Soyez Réaliste. Demandez l’Impossible - ricostruzione fedele nel colore e nella grafia di un scritta originaria del ’68 - fa letteralmente luce sulle molteplici letture e potenzialità di questa multiforme opera lirica.