DE HORTUS-SPAD SVII

ENG / ITA

De Hortus
This collection takes its name from Amsterdam botanical gardens, where a whole greenhouse is dedicated to South Africaʼs plants. In the late 19th century during the imperialism, colonizers brought back to their homeland exotic plants from the territories they conquered to show what these remote countries looked like. Greenhouses are human inventions, they allow an artificial representation of nature. The practice of recreating the native flora of a particular region becomes a symbol of the ʻconquest of nature through colonial powerʼ.
After carving the paper, the artist arranges little paper fragments on different layers to recreate a sort of understorey. This surface is also liven-up by the different shades of colours that recall natureʼs colours.
The result is a camouflage effect that the artist considers as an artificial recreation of nature through power. In other words, the manipulation of nature at the service of the military force.

 

Spad SVII
When Pietro Ruffo was a child he used to visit together with his grandfather (also a painter) Romeʼs National Gallery of Modern Art (GNAM). He remembers looking with childlike wonder at the perspectives of flight painted by the Futurists.
In October 2014 to coincide with the 10th Annual Day of Contemporary Art in Italy (Giornata del Contemporaneo), the GNAM presented in the War Room the installation Spad SVII by Pietro Ruffo. In this exhibition war was the central theme that was discussed, condemned and celebrated by the works of the permanent collection. That is why the artist created a life-size version of a famous World War I French fighter plane after which the installation is named.
The materials and technique used for this sculpture, that is made of paper, wood and covered in watercolour and china ink drawings, can make us think of childrenʼs games and give us a sense of lightness. These impressions are in direct contrast with the majestic size of the artwork and with the ideas of power and aggressiveness that it embodies.
The long design process and the monumental realisation efforts for this piece testify once again the commitment of the artist. Through a close attention to details and a great dedication to studies, this artist is able to address very important cultural, social and political issues that transform his works into modern icons with profound meaning.

DE HORTUS

La serie prende il nome dall’orto botanico di Amsterdam nel quale un’intera serra è dedicata al Sudafrica. Nel periodo dell’imperialismo di fine Ottocento i colonizzatori riportavano nel loro paese d’origine piante tipiche dei luoghi conquistati per mostrare come apparissero quelle terre lontane.

La serra, creata dalla mano dell’uomo, è rappresentazione artificiale della natura. La pratica di ricreare la flora tipica di un posto altro, diviene in questo senso simbolo di conquista; essa è “una natura attraverso il potere, il potere coloniale”. L’artista, dopo aver intagliato la carta, sopraeleva ad altezze diverse piccoli pezzetti di carta che ricreano l’idea di un sottobosco.

La superficie si anima anche tramite le diverse gradazioni di colore che richiamano le particolari tinte della natura.

Il risultato ricorda l’effetto della mimetica, del camouflage, che l’artista considera creazione artificiale della natura attraverso il potere. È la rappresentazione della manipolazione della natura al servizio della forza militare.

SPAD SVII

Pietro Ruffo ricorda e racconta delle sue visite da bambino, insieme al nonno pittore, alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma e del suo stupore infantile di fronte alle prospettive aeree dei pittori futuristi. Nell’ottobre 2014, in occasione della Decima giornata del Contemporaneo, espone alla GNAM, nella Sala della Guerra, l’opera Spad SVII. Nel luogo in cui il tema bellico è raccontato, denunciato ed esaltato dalle opere della collezione permanente, Pietro Ruffo riproduce in scala un caccia monoposto biplano francese utilizzato nella Prima guerra mondiale. Da qui, il titolo dell’opera. I materiali e la tecnica impiegati come la carta, il legno e il disegno, assimilabili al gioco di un bambino, rinviano a una percezione di leggerezza che contrasta con la monumentalità dell’opera e con i significati di potenza e aggressività di cui è portatrice. Il lungo lavoro di progettazione e la titanica impresa di realizzazione dimostrano ancora una volta l’impegno dell’artista. Attraverso la minuzia del particolare e la meticolosità applicata ai suoi studi, elabora tematiche di grande spessore culturale, sociale e politico che trasformano le sue opere in icone cariche di significato.