The history of humanity has always been central in Pietro Ruffo’s research; Anthropocene is a theme that fascinates him and on which he is focusing his latest works.
Approaching the investigations of paleoclimatology – the science that studies the relationship between climate change and habitats – the artist intends to highlight how the different climatic conditions over time have determined different types of landscapes and how these have influenced human life and habits.
Through the analysis of seeds, corals, sediments, hominid fossils, and variations in temperature and in sea level, Ruffo creates stratified works in which the carving of geographical maps and the drawing of different scenarios, give us the complexity of the landscape: a vision about the multiple levels of natural and anthropogenic elements that have silently shaped the territories, of prints and traces that many civilizations have left on our planet.
This series, titled Anthropocene, is an anthology of landscapes, in which these are revealed as consequences of natural events and anthropization, but also of the individuals’ experience, becoming witnesses of a singular and collective memory that allows us to face our species’ future with a different awareness.
«The idea for these new works started from reading “The Human Planet: How We Created the Anthropocene” by Lewis and Maslin, and before that, I was seduced by Harari and his “Sapiens: A Brief History of Humankind”. Fortunately, the history of man is only a small fraction of the earth’s history. I would say that as a species we are the only one that has never lived in harmony with the natural space that surrounds us. Our selfishness has allowed us to use the environment to our liking, and the term Anthropocene is nothing more than the further anthropocentric view of geological eras. We are causing the end of our species on this planet, but we’re certainly not strong enough to cause the death of the planet which has got forces so much greater than us that it will go on for other billion years».
The Clearest Way is a site-specific installation realized by Pietro Ruffo in the Sala Barberini of the Vatican Library in 2021. Here the artist gave shape – drawing on thousands of graph paper rolls – what moves within the soul of the librarian and the scholar. For the researcher, shelves are not repositories of books, but rather windows onto new horizons, a starting point for travel and exploration. Moving around a library means being continuously exposed to references of all kinds that arise from the books protruding from the shelves. Like the lush, plump forest of Ruffo. This dense tropical forest represents too the ancient habitat from which the existence and the evolution of human life on earth originated, but also the current impact barometer of our species on the planet.
La storia dell'uomo è sempre stata al centro della ricerca di Pietro Ruffo, l'Antropocene è un tema che lo affascina e sul quale sta focalizzando gli ultimi lavori.
Avvicinandosi alle indagini della paleoclimatologia - la scienza che studia le relazioni tra cambiamenti climatici e paesaggio – l'artista intende evidenziare come le diverse condizioni climatiche verificatesi nel tempo abbiano determinato differenti tipi di paesaggi e come questi abbiano condizionato la vita e le abitudini dell’uomo.
Attraverso l’analisi di semi, coralli, sedimenti, fossili di ominidi, variazioni di temperatura e livello dei mari, Ruffo crea lavori stratificati in cui l’intaglio di carte geografiche e il disegno di diversi scenari, restituiscono la complessità del paesaggio: una visione su più livelli di elementi naturali e antropici che silenziosamente hanno plasmato i territori, di impronte e tracce che le molte civiltà hanno lasciato sul nostro pianeta.
Questa serie, dal titolo Antropocene, è dunque un'antologia di paesaggi, in cui questi si palesano come conseguenze degli eventi naturali e dell'antropizzazione, ma anche del vissuto dei singoli diventando testimoni di una memoria individuale e collettiva che ci consente di affrontare con una consapevolezza diversa il futuro della nostra specie.
«L’idea di questi nuovi lavori è nata dalla lettura di “The Human Planet: How We Created the Anthropocene" di Lewis e Maslin, e prima ancora, sono stato sedotto da Harari e dal suo "Sapiens: A Brief History of Humankind". Fortunatamente, la storia dell'uomo è solo una piccola frazione della storia della terra. Direi che come specie siamo l’unica che non ha mai vissuto in armonia con lo spazio naturale che ci circonda. Il nostro egoismo ci ha permesso di utilizzare l'ambiente a nostro piacimento, e il termine Antropocene non è altro che un ulteriore visione antropocentrica delle ere geologiche. Stiamo causando la fine della nostra specie su questo pianeta, ma di certo non abbiamo la forza per causare la morte del pianeta stesso, che ha forze molto più grandi di noi e andrà avanti per altri miliardi di anni».
The Clearest Way è un'installazione site-specific realizzata da Pietro Ruffo nella Sala Barberini della Biblioteca Apostolica Vaticana nel 2021. Qui l'artista ha dato forma - disegnando su migliaia di rotoli di carta millimetrata - a ciò che si muove nell'animo del bibliotecario e dello studioso. Per il ricercatore gli scaffali non sono depositi di libri, ma finestre aperte su nuovi orizzonti, punto di partenza per il viaggio e l'esplorazione. Muoversi in una biblioteca significa essere continuamente esposti a riferimenti di ogni genere che nascono dai libri che sporgono dagli scaffali. Come la foresta lussureggiante di Ruffo. Questa fitta foresta tropicale rappresenta anche l'antico habitat da cui ha avuto origine l'esistenza e l'evoluzione della vita umana sulla terra, ma anche l'attuale barometro dell'impatto della nostra specie sul pianeta.