Una città come Catania merita sempre una visita, ma fino al 10 luglio prossimo, avrete un motivo in più. A Palazzo Valle, infatti – uno dei più importanti esempi di barocco in Sicilia, sede della Fondazione Puglisi Cosentino – troverete una mostra dal forte impatto visivo e sensoriale interamente dedicata a Pietro Ruffo, il giovane artista romano osannato dal mondo dell’arte e non solo. Classe 1978, architetto prima che artista, vincitore del Premio Cairo e del Premio New York, ha già all’attivo diverse mostre personali e collettive ospitate in musei e fondazioni ed è stato lui, con il suo team, ad aver realizzato la scorsa estate l’indimenticabile e scenografico allestimento della sfilata-evento di Valentino a piazza Mignanelli, a Roma, per i cinquant’anni della maison.
A Catania troverete ‘Breve storia del resto del mondo’, una retrospettiva dedicata interamente a questo artista e alle sue opere, realizzate dal 2005 ad oggi. Ruffo ama far riflettere, questo è chiaro, ma ama soprattutto stupire e far sognare.
Visitando la sua mostra inizierete, infatti, un vero e proprio viaggio nel presente che ci circonda in cui tutta l’attenzione è focalizzata sull’attualità, sulla cronaca e sui principi di quella disciplina affascinante che è la geopolitica internazionale. Il suo è un vero e proprio viaggio artistico da non perdere sul concetto universale di libertà analizzato da più punti di vista.
Utilizzando i colori più vari e avvalendosi di forbici e pennelli, l’artista colora, taglia e costruisce quadri (quelli presenti sono quasi tutti di grandi dimensioni), curati in cui ogni singolo particolare e dove pezzi in legno, ferro, acrilico, gesso o semplici intagli su carta, attirano e conquistano chi guarda.
Le libellule, vere protagoniste delle sue opere come il simbolo che esse stesse rappresentano (la libertà), sono in rilievo e sono talmente fatte bene da sembrare vere. Oltre che nella serie dedicata agli Atlanti - che prende forma da una carta del mondo di fine Ottocento – le ritroverete anche nella serie intitolata I sei traditori della libertà in cui, rifacendosi ad uno studio condotto dal filosofo liberale Isaiah Berlin e alle sue conferenze trasmesse dalla BBC nel 1952, ritrae il volto di sei filosofi (Helvétius, Saint-Simon, Rousseau, De Maistre, Fichte ed Hegel) il cui pensiero era segnato da una comune linea antiliberale.
In apertura alla mostra – curata da Laura Barreca e realizzata falla Fondazione Puglisi Cosentino con la Fondazione Terzo Pilastro - troverete The Colours of Cultural Map, la sintesi tematica di tutto il percorso espositivo, un lavoro realizzato per il progetto Imago Mundi di Luciano Benetton che costituisce un manuale illustrato che ci consente di visionare alcuni caratteri dei diversi popoli del mondo. “È una rappresentazione cartografica del globo con le popolazioni che lo abitano e le tradizioni culturali che lo contraddistinguono”, ha spiegato Ruffo all’HuffPost. “Ho voluto instaurare una connessione tra le popolazioni di differenti aree geografiche e il loro diverso modo di associare a ogni stato d’animo un colore che qui perde il suo valore decorativo per divenire strumento conoscitivo della psicologia umana”.
Il percorso continua con le stanze dedicate alla Primavera Araba (splendido l’Icosaedro colorato), al Sudafrica, al Beslan e al De Hortus, la serie che prende il nome dall’orto botanico di Amsterdam nel quale un’intera serra è dedicata proprio al Sudafrica, un’opera in cui l’artista, dopo aver intagliato la carta, sopraeleva ad altezze diverse piccoli pezzetti di carta che ricreano l’idea di un sottobosco.
Provate, poi, ad entrare nella Liberty House, il luogo della riflessone interiore in cui l’artista ci invita a scoprire una vibrante foresta verde disegnata a china che fa da sfondo ai versi del poeta, artista e filosofo libanese Khail Gibran, una posto in cui il particolare aggiunto è dato dagli specchi, necessari per guardarsi dentro e per far proseguire lo sguardo verso noi stessi.
Per Ruffo la libertà è l’idea che unisce tutti questi progetti ma non è un valore universale perché esso è parcellizzato nelle aspirazioni particolari di ciascun popolo o gruppo etnico o politico. Per lui, ognuno di noi può crearsi il proprio modello di libertà, perché è “un valore che va ricercato dentro di noi”.
Prima delle pareti dedicate alle Madri e mari del sud – opera creata appositamente per l’esposizione e voluta per evidenziare il sentimento materno verso il proprio figlio, un sentimento universale che lega tutti a prescindere dall’appartenenza politica, sociale e religiosa – un’intera stanza è dedicata allo Spad SVII. Realizzato nel 2014 per la Galleria D’Arte Moderna di Roma (un posto molto amato da Ruffo che da piccolo visitava con suo nonno, noto pittore), altro non è che la riproduzione in scala di un caccia monoposto biplano francese utilizzato nella Prima guerra mondiale. Colpisce per la sua maestosità, ma soprattutto per i materiali e la tecnica utilizzati che contrastano con la monumentalità dell’opera e con i significati di potenza e di aggressività di cui è portatrice.
Per tutte le informazioni e orari www.fondazionepuglisicosentino.it